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Latte “Made in Italy”, l’indicazione dell’origine ora è legge
Dal 18 aprile è obbligatorio indicare nell’etichetta l’origine della materia prima per il latte e i prodotti caseari. Il decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali è stato pubblicato in gazzetta ufficiale lo scorso 19 gennaio diventando così legge dello Stato.
La legge. Ma che cosa prevede la nuova norma e a chi si rivolge? Il campo di applicazione del decreto riguarda tutti prodotti lattiero caseari prodotti in Italia e commercializzati nel nostro Paese. Da questi sono esclusi i prodotti a marchio DOP, come il Pecorino Toscano e quelli IGP, già garantiti della provenienza del latte dai rispettivi Disciplinari di produzione. Anche i prodotti cosiddetti “bio” e il latte fresco non rientrano nella nuova regolamentazione, perché già interessati da specifici controlli sull’origine.
Latte italiano e latte straniero. Cosa cambia nell’etichetta. I nuovi obblighi di legge prevedono di indicare il paese di mungitura, il paese di condizionamento o di trasformazione. Nel caso che il luogo di mungitura e quello di trasformazione coincidano si può indicare “origine del latte: nome del paese”. Un altro caso contemplato dal decreto è quello in cui il latte proviene da più Paesi UE, situazione per cui dovrà essere impiegata la dizione: “latte di Paesi UE”. Se il latte non proviene o non viene trasformato in Paesi UE deve essere indicato in etichetta.
I tempi. Chi mette in vendita prodotti non etichettati rischia una pena pecuniaria che va da 1600 a 9500 euro. La legge entrerà in vigore il 18 aprile prossimo, ma ci sarà tempo fino al 15 ottobre del 2017 per smaltire le scorte non conformi, se immesse nel mercato o portate a stagionatura prima del 18 aprile. Si tratta, comunque, di una fase sperimentale che durerà fino al 31 marzo 2019 quando è stato fissato il primo momento di verifica per capire se proseguire sulla strada intrapresa o “correggere il tiro” con nuovi aggiustamenti normativi.
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